Quando una caviglia ferma un campione: il caso Haaland e cosa significa per un atleta d’élite
- Matteo Izzo
- 2 apr
- Tempo di lettura: 2 min

Erling Haaland, attaccante del Manchester City, ha recentemente subito un infortunio alla caviglia durante un match di FA Cup contro il Bournemouth. Le parole del tecnico Pep Guardiola non lasciano spazio a interpretazioni: l'attaccante norvegese potrebbe rimanere fuori dal campo per un periodo compreso tra le cinque e le sette settimane.
Le lesioni alla caviglia sono tra gli infortuni più frequenti nel mondo del calcio professionistico. Per un atleta d’élite rappresentano molto più di una semplice pausa: sono una minaccia concreta alla continuità fisica e mentale della performance. La caviglia, infatti, è il fulcro della mobilità, dell'equilibrio e dell’agilità – elementi fondamentali per chi vive di scatti, cambi di direzione e stabilità nei contrasti.
Nel caso di Haaland, anche se non sono stati resi noti dettagli precisi sulla gravità della lesione, i tempi di recupero stimati fanno pensare a una distorsione di secondo grado, cioè un danno legamentoso più esteso ma non completo. In generale, le distorsioni si classificano in tre gradi:
nel primo grado il legamento è solo stirato e il recupero può richiedere da pochi giorni a un paio di settimane
nel secondo grado si parla di una lesione parziale con tempi che variano tra le due e le quattro settimane
nel terzo grado, invece, si verifica una rottura completa, con tempi di recupero che possono superare i due mesi
Il trattamento prevede una prima fase di gestione del dolore e dell’infiammazione (riposo, ghiaccio, elevazione, compressione), seguita da un percorso riabilitativo strutturato. La fisioterapia in questa fase si concentra su esercizi di mobilità articolare, rinforzo muscolare e soprattutto recupero della propriocezione, cioè la capacità dell’articolazione di percepire la posizione nello spazio, fondamentale per prevenire recidive.
Infine, il rientro in campo deve essere graduale e attentamente monitorato: bruciare le tappe può esporre a rischi ben peggiori. In atleti come Haaland, il cui gioco si basa su potenza e reattività, una caviglia non al cento per cento può compromettere non solo la prestazione, ma l’intera stagione.
Questo infortunio ci ricorda quanto, anche per i corpi meglio allenati al mondo, un’articolazione apparentemente semplice possa diventare improvvisamente un punto debole. Ed è proprio da qui che passa la vera sfida del recupero: tornare forti, ma anche sicuri.
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