Quando il ginocchio scricchiola: viaggio nel mondo dell’acido ialuronico e del dolore articolare
- Matteo Izzo
- 29 giu
- Tempo di lettura: 3 min

Ci sono momenti nella vita in cui un semplice gesto – come salire una scala, inginocchiarsi per giocare con un bambino, o rialzarsi dal divano – smette di essere naturale e fluido. Inizia a comparire una fitta, una sensazione di attrito, un piccolo “scricchiolio”. È spesso il primo segnale che le articolazioni, e in particolare il ginocchio, stanno cambiando.
Uno dei trattamenti più utilizzati in questi casi, soprattutto nei pazienti che non vogliono (o non possono) affrontare un intervento chirurgico, è rappresentato dalle infiltrazioni di acido ialuronico, una strategia ormai consolidata nella medicina ortopedica rigenerativa.
Una sostanza "di casa"
L’acido ialuronico non è un farmaco estraneo al nostro organismo. Anzi, si tratta di un elemento presente naturalmente nel liquido sinoviale, quella sostanza vischiosa che si trova all’interno delle articolazioni e che funziona come un vero e proprio lubrificante biologico.
Quando questa “lubrificazione naturale” si riduce – per età, traumi o patologie degenerative come l’artrosi – le superfici articolari iniziano a sfregare tra loro con più attrito, generando infiammazione, dolore e rigidità.
È un po’ come se guidassimo un’auto con l’olio del motore esaurito. Il risultato? Tutto diventa più faticoso, ogni movimento è più “secco” e meno armonioso.
L’infiltrazione: un gesto semplice con un impatto grande
La terapia infiltrativa con acido ialuronico prevede l’iniezione diretta della sostanza all’interno dell’articolazione. Il trattamento avviene in ambulatorio, dura pochi minuti ed è generalmente ben tollerato anche dai pazienti più anziani.
Un esempio? Ricordo il caso del signor Carlo, 72 anni, ex camminatore instancabile, che aveva smesso di uscire per le sue passeggiate quotidiane a causa di un dolore persistente al ginocchio. Dopo tre cicli di infiltrazioni, associati a un lavoro mirato di fisioterapia e stretching, mi ha scritto un messaggio che non dimenticherò: “Dottore, sono tornato a camminare sul lago, come facevo prima. Era quello che mi mancava di più”.
Quando è indicata l'infiltrazione?
Le infiltrazioni di acido ialuronico sono particolarmente indicate nei seguenti casi:
Artrosi lieve o moderata (ginocchio, anca, spalla, caviglia)
Dolore cronico articolare non controllato con i farmaci
Pazienti sportivi con usura precoce della cartilagine
Intolleranza ai FANS (antinfiammatori non steroidei)
Pazienti anziani non candidabili a chirurgia
Recupero funzionale post-trauma
Una delle domande più comuni che mi fanno è: “Ma quanto dura l’effetto?”. La risposta dipende da molti fattori – età, livello di attività, grado di degenerazione – ma in media i benefici si mantengono per sei mesi fino a un anno, e il trattamento può essere ripetuto periodicamente.
Un’opzione per chi vuole “guadagnare tempo”
Non tutti sono pronti – o vogliono – ricorrere subito a un intervento chirurgico come una protesi di ginocchio. In questo senso, l’acido ialuronico può rappresentare un “ponte terapeutico”, utile per:
mantenere una buona mobilità
ridurre l’uso di antidolorifici
posticipare (o evitare) l’intervento chirurgico
Ci sono pazienti che convivono con una gonartrosi da anni, riuscendo a gestirla bene con trattamenti ciclici di infiltrazioni, fisioterapia personalizzata e un corretto stile di vita (alimentazione, peso, attività dolce come la bicicletta o il nuoto).
I vantaggi rispetto ad altri trattamenti
Molti pazienti mi chiedono: “Meglio l’acido ialuronico o il cortisone?”.Il cortisone intra-articolare è utile in fase infiammatoria acuta, ma ha un’azione breve e, se usato troppo spesso, può danneggiare le strutture articolari. L’acido ialuronico, invece, ha un effetto più graduale e duraturo, senza controindicazioni importanti.
È una terapia biologica, che lavora in modo più “naturale”, rispettando le dinamiche articolari senza modificarle bruscamente.
Ascoltare, valutare, personalizzare
L'acido ialuronico non è la soluzione per tutto, ma può essere la scelta giusta al momento giusto. In ortopedia, non esistono protocolli standard validi per tutti. Esiste l’ascolto del paziente, l’esperienza clinica, e la capacità di costruire un piano su misura.
Come sempre, il primo passo è una valutazione ortopedica accurata. Spesso bastano pochi minuti di visita per capire se questa terapia è adatta o se bisogna percorrere un'altra strada.
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